mercoledì 5 agosto 2009

Giallo storico

Su Thriller Magazine sono state pubblicate le mie due interviste ad Alberto Eva e Leonardo Gori sul giallo storico: posizioni contrastanti, opinioni che stimolano riflessioni. Grazie a entrambi.
Ecco il link. http://www.thrillermagazine.it/notizie/8436/

Letture per la vacanze

Chi non ricorda la maestra che l'ultimo giorno di scuola assegnava i libri da leggere in vacanza?
Io invece, anche se non sono in vacanza, ho letto negli ultini tempi due thriller che mi sono sembrati fuori dal coro. Due autori del sud, un siciliano e un napoletano con storie ambientate nella loro città. Ve li segnalo. Buona lettura e buon riposo.

Salvo Toscano, Sangue del mio sangue, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2009

Salvo Toscano è un giovane autore palermitano, giornalista di professione, alla sua terza prova letteraria dopo Ultimo appello e L’enigma Barabba. I protagonisti della serie sono i fratelli Corsaro, Fabrizio giornalista di cronaca nera in piena crisi lavorativa e il fratello maggiore, Roberto, avvocato penalista di successo e marito in momentanea difficoltà.
Fin dalle prime pagine si intuisce che l’autore conosce bene entrambe le professioni dei suoi personaggi. Convincente è anche la storia del romanzo che mi sento di definire come legal thriller, una formula vincente e fortunata, a cominciare dalla serie inaugurata dall’ormai arcifamoso avvocato Guerrieri di Carofiglio. Per fortuna del lettore non si tratta di una scontata storia di mafia, come ci si aspetterebbe banalmente da un siciliano: la mafia c’è ma rimane sullo sfondo. Dialoghi veloci e pieni di humor, insieme alla resa psicologica dei vari personaggi ne fanno un romanzo davvero godibile.

Massimo Smith, Il rasoio di Occam, Fanucci editore, 2009

Massimo Smith, romanziere e sceneggiatore di teatro e cinema, a dispetto del cognome è napoletano. Attualmente è direttore editoriale di "Ad est dell'equatore”. Ha ricoperto lo stesso ruolo, dal 2005 al 2006, per la Casa editrice Graus di Napoli.

Il romanzo prende il titolo da un principio espresso nel Trecento da frate Guglielmo di Occam: non c’è alcun motivo per complicare quello che è semplice. Tra le tante spiegazioni possibili di un evento, quella più semplice ha la maggiore probabilità di essere vera. Spesso la soluzione è a portata di mano, solo che non la vediamo. E’ un giordano, immigrato clandestino che vive di espedienti, studioso di filosofia, a ricordare questo concetto al capitano dei Carabinieri che indaga. Naturalmente avrà ragione: la verità è sotto gli occhi, basta squarciare il velo che la copre.
La Napoli che fa da sfondo è nera, triste, fredda, mangiata dall’indifferenza e dall’abitudine dei suoi cittadini a non voler vedere per tirare a campare, oltre che dilaniata dal tarlo del malaffare.
“A Napoli le strade sono di pietra. Ci cammini e diventi grigio come i pensieri quando piove. Di notte non cambia molto, ma la puzza la senti di più. E non sono solo le macchine e i motorini, no: è la puzza della gente. La puzza di quello che fa, che dice. Che non dice. Che non farà.”
Sono le prime righe del prologo e rendono perfettamente il clima che fa da sfondo alla vicenda. Una storia crudele, dall’inizio alla fine, con carnefici che si trasformano in vittime e viceversa.
Si apre con la morte di un bambino rom investito da un’auto fra l’indifferenza e l’esasperazione degli automobilisti che vedono l’incidente come intralcio alle loro attività.
La giornalista protagonista della vicenda di indigna, scrive parole terribili e minacciose nel blog del quotidiano dove lavora e da lì prende il via una storia che porterà lontano nel tempo e si perderà negli abissi della psiche. Il romanzo si chiude con una nota di speranza in un domani migliore, se non collettivo, almeno per alcuni.
Il thriller ha un ritmo narrativo serrato, i dialoghi perfettamente calzanti con il carattere dei personaggi, la trama avvincente e originale.

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