giovedì 3 marzo 2011

FALSI D’ARTE NEL GIALLO

Prosegue la pubblicazione degli atti del convegno sul giallo tenutosi a Pistoia il 28,29 e 30 gennaio 2011
Approfotto per ringrazione il rappresentante dell'Arma dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Firenze che è intervenuto al convegno illustrando l'attività del Nucleo.

La relazione che segue è a cura di Francesco Scaffei



la foto è tratta dal sito www.alaskadream.org/.../scultura.jpg

Perché il Falso d’arte nel Giallo, perché quasi sempre lo spaccio di opere d’arte falsificate, viene fatto da Bande Malavitose Organizzate, contrastate dalle Forze dell’Ordine che cercano di smascherarli. Dunque già in questo fatto di Guardie e Ladri, con il falsario, i mercanti, il compratore truffato, la Polizia e tutto ciò che può nascere da una truffa, compreso anche il morto, vi sono già tutti gli ingredienti per la trama di un giallo. Un grosso apporto allo smascheramento di questo Mercato, lo dà il Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico dell’Arma dei Carabinieri, che insieme alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, ha redatto un “Decalogo per Difendersi dai Falsi”, dove in 10 Regole si mette in allerta tutti coloro che si muovono in questo settore.
Ovviamente non ci sono solo i Falsi d’Arte, perché il mondo del Falso comprende: Falsificazione di Denaro, Alimentari, Medicinali, Documenti, Bilanci (caso Parmalat e Cirio), Monete e Francobolli, Falsi Grandi Marche e sicuramente altri che mi sfuggono. Come Falsi d’Arte non ci sono solo i dipinti, ma anche oggetti, vetri, avorio, ceramiche, tappeti e arazzi, ecc.

Ora per avere un’idea generale sulla storia del Falso d’Arte, possiamo seguire a grandi punti la relazione del Professor Salvatore Casillo, Direttore del Centro Studi sul Falso, tenuta in occasione della firma per la costituzione del Museo del Falso a Salerno.
La storia e la pratica della Falsificazione sono antichissime, difatti le prime descrizioni dei trucchi con i quali i falsari riuscivano a gabbare l’ingenuità dei compratori, risalgono a Plinio il Vecchio ( scrittore romano 23d.c. - 79 d.c.) e a Fedro ( favolista latino 20 a.c. – 50 d.c.). Quest’ultimo denunciò che alcuni artisti suoi contemporanei, per ottenere guadagni più alti, scolpivano marmo firmando con il nome di Prassitele (scultore greco 375-330 a.c.) e sull’argento cesellato quello di Mirone (scultore greco v sec. a.c.)
Questa era la situazione durante l’Impero Romano, mentre nel Medio Evo, cambiati mentalità e costume del popolo, i falsari si prodigarono con la diffusione di schegge della Vera Croce, Reliquie di Santi, Chiodi della Croce ecc. Queste oltre che per collezione servivano per Devozione e Indulgenza. Pensate che Federico di Sassonia ne aveva 5005 per indulgenza di anni 127.799 e Alberto di Brandeburgo ne aveva 8.993 per indulgenza di circa 1 milione di anni. Inoltre Calvino affermava, che al suo tempo, tante erano le Reliquie e Vera Croce che 300 uomini non l’avrebbero potuta abbracciare.

Verso la metà del IX secolo, emerse la figura del maggior falsario di reliquie, il Diacono Deusdona, il quale a più riprese portò in Germania numerosi corpi prelevati dal cimitero e fatti passare per quelli dei Martiri Romani.

Mentre nel Periodo Rinascimentale si diffuse l’interesse per le sculture e i dipinti Greci e Romani, si sviluppò anche la produzione dei Falsi, con confusione fra Falsi e Imitazioni, allora considerate in certo modo legittime.
“ Tanto che come racconta il Vasari, Michelangiolo realizzò un puttino e lo mise sotto terra per rivenderlo a Roma sul Mercato dell’Antico. Mentre il pittore Andrea del Sarto, su ordinazione, dipinse un Raffaello. “

Nella seconda metà del Cinquecento l’emergere di una borghesia ricca (mercanti e banchieri), quindi non più solo Nobili e Principi, moltiplicò la richiesta di beni artistici (oggetti preziosi, sculture e dipinti di grandi artisti). Quindi nacque una nuova figura “Il Mercante d’Arte” con i maggiori centri d’arte di Roma, Firenze, Venezia, Parigi, Londra, Basile, Norimberga.
Comunque la differenza tra Falsificatori e Imitatori rimase sempre dubbia :
Per esempio, come Annibale Carracci che si prese gioco di un suo “Altezzoso Protettore“ dipingendo alla maniera di Fra Sebastiano del Piombo o Luca Giordano, e che riuscì a vendere ad un collezionista, a cui non piaceva la sua pittura, suoi Falsi di Tiziano e Tintoretto e poi ne mortificò la competenza artistica esibendogli il suo nome sui telai.
Quando 1709, iniziarono gli scavi a Ercolano e nel 1748 quelli di Pompei, la domanda di reperti artistici (statue – terrecotte – bronzi – gioielli – ecc.) divenne febbre. Quindi oltre ai Tombaroli, che a volte trovavano oggetti di pregio, si affiancò una moltitudine di Falsari di oggetti di scavo.
Il Pittore Guerra, allievo di Solimena, fu attivissimo nel creare false Pitture Antiche, che vendette perfino a famosi Musei. Quando fu arrestato dall’Inviato del Re di Napoli, Ferdinando I di Borbone, con l’accusa di aver rubato opere dello scavo di Ercolano, a sua difesa, in carcere il Guerra riprodusse due dei dipinti contestati, per dimostrare che quanto vendeva era realmente falso e non rubato.

Se nell’Ottocento, vista la richiesta di opere d’arte Italiane (Reperti Etruschi e Romani, Dipinti dei Primitivi Italiani, alle Opere Rinascimentali fino a Paesaggisti Settecenteschi e Contemporanei), da compratori inglesi, tedeschi e statunitensi, i falsari si adeguarono per esaudire ogni genere di richiesta.
Il novecento, fu anche il secolo nel quale l’opera d’arte, oltre che per collezione divenne un bene in cui investire e speculare. Ma fu anche il secolo in cui furono messe a punto tecniche scientifiche e di analisi ( chimiche, spettografiche, radiografiche, microscopiche) finalizzate a ridurre il rischio di cadere negli inganni dei falsari. Inoltre, questo secolo si caratterizzò per le numerose scoperte e rivelazioni di falsi e falsari, che scossero il mercato artistico.
Un esempio illuminante fu quando dopo la Prima Guerra Mondiale apparvero a Parigi, provenienti dall’Italia, bellissime sculture antiche di stili e epoche differenti in marmo, terrecotte e lignee del Rinascimento, che conquistarono il mercato e raggiunsero cifre a sei zeri, per allora iperboliche. Queste splendide opere erano opera di un modesto Falsario assai dotato, Alceste Dossena di Roma. Però, quando Dossena dopo aver speso invano ogni suo avere, per una lunga malattia della moglie, chiese aiuto economico per il funerale, a due esosi mercanti che si erano arricchiti con i suoi lavori, questi glielo negarono. Allora Dossena per vendicarsi, si rivolse ad un noto avvocato al quale raccontò l’accaduto, portando come prove inconfutabili disegni e fotografie. Quindi denunciò la catena dei falsi, che si trovavano perfino in musei famosi. La sua confessione suscitò uno scandalo enorme e duraturo, che nemmeno la sua morte nel 1937 nella totale miseria, riuscì a estinguere.

Inoltre, il novecento avrebbe registrato altri rumorosi scandali nel secondo dopoguerra, a cominciare dalla storia delle 56 opere di Arturo Martini, la cui autenticità fu messa in discussione dal gallerista Ettore Gian Ferrari.
Oppure giungendo rapidamente al 1984, con il clamoroso caso delle quattro teste attribuite a Modigliani, rinvenute dragando il Fosso Reale di Livorno, nel quale si diceva che l’Artista le avesse gettate insoddisfatto del suo lavoro. Moltissimi critici e studiosi d’arte le attribuirono subito al pittore scultore Amedeo Modigliani, fin quando in una diretta tv, tre ragazzi livornesi che avevano ordito l’inganno, dimostrarono di essere gli autori delle opere.

Ecco che con il caso Modigliani si entra proprio nel giallo.
Perché nel 1992 il Corriere della Sera, nell’articolo di Camillo Arcuri, titolava :
Modigliani, un giallo senza fine “ La figlia dell’artista. Uccisa? “
Nel ruolo del detective si muove un personaggio insolito, un "provinciale" che per passione d' arte, sceglie di mettersi contro la multinazionale delle croste d' autore e di chi le avalla, cioe' critici di gran nome, spesso costretti a battere in ritirata di fronte alle sue sassate in piccionaia. Questo Don Chisciotte, che pero' non sbaglia colpo o quasi, si chiama Carlo Pepi, una cinquantina d' anni e una laurea in economia che usa come consulente di aziende. Ha una raccolta di 570 disegni del Fattori, forse la piu' completa esistente, e attraverso il maestro dei Macchiaioli giunge ad amare il discepolo Modigliani, quindi a difenderlo da chi "vorrebbe farne un' altra persona, un cialtrone qualsiasi".
La prima sortita di Carlo Pepi, come volontario antifalsari e' del 1984, centenario della nascita di Modi', che Livorno decide di celebrare con una gran mostra, dove disse :
"Mi accorsi che era piena di scemate. E lo dissi in un convegno che c' erano un sacco di falsi, a cominciare da un "ritratto di Picasso" non certo suo".

I parte

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